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Installazione multimediale – progetto espositivo “Rubens! La nascita di una pittura europea”

Con il Patrocinio del Ministero della Cultura e in collaborazione con il Comune di Mantova è nato un grande progetto che prevede una mostra in dodici sezioni delle opere di Pieter Paul Rubens.

L’omaggio al pittore che vede coinvolte Fondazione Palazzo Te, Palazzo Ducale di Mantova e Galleria Borghese, si concretizza nella realizzazione di tre eventi espositivi di opere del pittore fiammingo e del suo intenso rapporto tra la cultura italiana e l’Europa: Nasce Rubens! La nascita di una pittura europea.

Presso il Palazzo Ducale di Mantova abbiamo posto nella sala dell’appartamento di Vincengo I Gonzaga un tavolo, da noi realizzato, e uno schermo touch. L’installazione multimediale permette, attraverso un’applicazione, di analizzare le caratteristiche delle tele che compongono il quadro “La famiglia Gonzaga in adorazione della SS.ma Trinità” di Rubens. Le tele sono state riassemblate casualmente a metà 800 dopo essere state tagliate nel periodo Napoleonico. Oggi è possibile ammirare parte dell’originario dipinto grazie all’analisi di uno studioso che, dopo aver srotolato e analizzato i vari frammenti, è riuscito a risalire ad una originaria ricollocazione di due tele. 

Ai lati del tavolo abbiamo inoltre stampato e applicato un pannello in braille.

Palazzo ducale di mantova

Il Palazzo Ducale di Mantova è uno dei più importanti palazzi rinascimentali italiani che testimonia la ricca storia della città e della famiglia Gonzaga, famiglia nobile che governò Mantova per diversi secoli. 

Il palazzo ospita tutt’oggi eccezionali collezioni di opere d’arte, che includono dipinti, sculture e altri manufatti artistici. Le stanze del palazzo sono decorate con affreschi di artisti rinascimentali di spicco come Andrea Mantegna, Pisanello, Giulio Romano e molti altri. Una delle stanze più celebri è la Camera degli Sposi, decorata da Mantegna, con affreschi che rappresentano i membri della famiglia Gonzaga. Il Palazzo Ducale fu infatti la loro residenza per molti secoli, dal 1328 fino alla caduta della loro dinastia nel 1707.

Palazzo Ducale di Mantova

La famiglia Gonzaga in adorazione della SS.ma Trinità: Storia

“La famiglia Gonzaga in adorazione della Santissima Trinità”, presente nella sala dell’ Appartamento di Vincenzo I Gonzaga è da considerarsi parte di una grande pala originale composta originariamente da tre dipinti. 

Il quadro è da collocare nell’apice giovanile di Pieter Paul Rubens, il quale dipinge entro il 1605 un trittico di tele posto originariamente nel presbiterio della chiesa della SS.ma Trinità, voluta dalla famiglia Gonzaga e principiata dal duca Guglielmo. Sotto Napoleone la chiesa della Santissima Trinità venne sconsacrata e i quadri furono tolti. Mentre le tele laterali vennero inviate oltralpe, la tela centrale fu tagliata in numerosi frammenti. Questa parte è stata recentemente ricomposta in parte da uno studioso, il quale notò una maggiore corrispondenza tra due frammenti, oggi esposti nella sala riallestista.

IL NOSTRO INTERVENTO

1 – LA REALIZZAZIONE DEL TAVOLO

Di fronte al dipinto abbiamo realizzato il tavolo dove è stato collocato lo schermo touch screen di 27 pollici. Al suo interno è stata installata un’applicazione che fornisce informazioni sul frammentario dipinto del Rubens.

2 – LA STAMPA E L’APPLICAZIONE DEL PANNELLO BRAILLE

Ai lati del tavolo è stato stampato e applicato successivamente un pannello in braille contenete le diverse informazioni sull’opera.

3 – L’APPLICATIVO TOUCH SCREEN

Qui di seguito l’anteprima dell’applicativo touch installato nel tavolo

Inaugurazione

L’inaugurazione in data 7 ottobre ha permesso la visita del nuovo allestimento coniugato e articolato nelle varie stanze del Palazzo in cui opere e decorazioni architettoniche della struttura stessa dialogavano armonicamente.

DICONO DI NOI

Palazzo Te- 7 Ottobre 2023

LEGGI

Stampa 3D del Santo Graal – Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo (GE)

Il Sacro Catino di Genova è attualmente conservato in un’apposita cappella all’interno della Cattedrale di San Lorenzo a Genova. In collaborazione con  l’Arcidiocesi di Genova, il Segretariato Regionale Ministero della Cultura, la Soprintendenza ABAP Genova, il Comune di Genova, e una cordata di ditte, è stato realizzato un accurato processo di restauro, digitalizzazione e riallestimento dell’oggetto sacro, all’interno di una nuova vetrina antisismica. 

La copia del Sacro Catino da noi prodotta attraverso la scansione fotogrammetrica, laser e stampa 3D verrà utilizzata per la creazione della vetrina e del supporto antisismico, al posto del reperto originale.

 

Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo

Il Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo, situato a Genova, è ospitato all’interno della cattedrale di San Lorenzo risalente al IX secolo. Durante il XV secolo ci furono ampliamenti, restauri, e la creazione di spazi specifici per la conservazione dei tesori della chiesa. Questo segnò l’inizio della creazione di ciò che oggi è noto come il Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo. Successivamente sotto l’arcivescovo Stefano Durazzo, il museo subì importanti interventi di restauro e riorganizzazione, e furono aggiunti nuovi pezzi alla collezione. Il museo, nel corso del XIX secolo iniziò ad aprirsi al pubblico, consentendo ai visitatori di ammirare la ricca collezione di opere d’arte sacra e tesori della cattedrale.

Museo del Tesoro della Cattedrale di San Lorenzo

Sacro catino: Storia e leggende

Questo prezioso piatto, da secoli considerato un autentico smeraldo, in realtà è stato creato versando vetro colorato di verde in uno stampo esagonale. È famoso come il Santo Graal, il piatto utilizzato da Cristo durante l’ultima cena per condividere l’agnello pasquale con i suoi discepoli, secondo la tradizione.
L’origine di questo manufatto risale all’antica provincia di Siria, probabilmente intorno al I secolo d.C., anche se la sua datazione è oggetto di dibattito. La versione più accreditata suggerisce che sia stato portato a Genova da Guglielmo Embriaco dopo la conquista di Cesarea nel 1101, durante la prima Crociata. In passato, questa preziosa reliquia veniva esibita nella Cattedrale solo il primo giorno di Quaresima. Nel XIX secolo, all’inizio del secolo, Napoleone lo trasferì a Parigi, dove fu oggetto di un’analisi che svelò la sua vera natura di vetro. È probabile che durante il viaggio di ritorno, durante il trasporto da Parigi a Torino, sia stato danneggiato e si sia rotto. Nel corso dei secoli, il catino è stato oggetto di numerosi studi e analisi scientifiche per determinare la sua origine e autenticità.

IL NOSTRO INTERVENTO

1 – LA SCANSIONE 3D

Questo nell’immagine è il risultato di due tecniche di rilievo indiretto: la scansione fotogrammetrica e la scansione a luce strutturata. La prima si fonda sulla trasformazione di numerose fotografie digitali in una nuvola di punti, rappresenta l’oggetto completo dei colori che lo caratterizzano. La seconda invece è perfetta per l’acquisizione della morfologia dell’oggetto.

2 – LA STAMPA 3D

Il modello 3D ottenuto è stato stampato in stereolitografia con l’utilizzo di una resina traslucida. Una volta indurita, è stata successivamente carteggiata, trattata e pitturata in modo tale da essere il più fedeltà all’originale, nella sua forma e colore.

Scansione fotogrammetrica e RTI- Stele di Tortora, Reggio Calabria (RC)

Il Cippo di Tortora, esposto al livello B del Museo è stato oggetto di analisi dettagliate frutto della collaborazione dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Università degli Studi di Salerno, in particolar modo del prof. Paolo Poccetti e dell prof. Luigi Vecchio. Questi insieme alla dottoressa Barbara Fazzari, funzionario responsabile del Laboratorio di restauro del MArRC, e con la dottoressa Daniela Costanzo, funzionario responsabile delle Collezioni museali, hanno svolto un’ indagine del cippo.

La Stele di Tortora è un reperto di grande valore storico e archeologico che continua a suscitare interesse soprattutto per la difficoltà di interpretazione dell’iscrizione. Grazie agli strumenti digitali da noi usati,  quali la fotogrammetria 3D e l’Rti, si è cercato di migliorare la lettura dell’epigrafe rispetto alla sua edizione di oltre venti anni fa.

Museo ARCHEOLOGICO DI REGGIO CALABRIA

Il museo, fondato nel 1882 con l’obiettivo di raccogliere, conservare e mostrare al pubblico i reperti archeologici provenienti dalla Calabria antica, è caratterizzato da diverse fasi di ristrutturazione e ampliamento nel corso degli anni.

Inizialmente, il museo era dislocato in varie parti della città. Nel 1905, fu trasferito nell’edificio che attualmente lo ospita, progettato dall’architetto Marcello Piacentini in uno stile neoclassico. Nel 2016 invece, stata inaugurata una nuova ala del museo, nota come “Nuova Alawing,” che ospita la collezione numismatica.

Questo ospita tuttora una vasta collezione di reperti archeologici, tra cui statue, vasi, monete, gioielli, mosaici e altre testimonianze in particolar modo risalenti al periodo della Magna Grecia. Una delle opere più celebri del museo è il “Bronzo di Riace”, una coppia di statue di guerrieri in bronzo risalenti al V secolo a.C. Queste statue sono state recuperate dal mare nei pressi di Riace Marina nel 1972 e sono considerate uno dei capolavori dell’arte greca antica.

Museo Archeologico di Reggio Calabria

La stele di Tortora: storia e origini

La Stele di Tortora, scoperta a Tortora e risalente all’epoca del Bronzo Antico, è uno dei principali reperti della cultura eneolitica della Calabria.

Il cippo è inciso su entrambi i lati con segni e simboli, che rappresentano una delle prime forme di scrittura conosciute in Italia. Nonostante questi sono considerati uno dei primi esempi di scrittura prealfabetica in Italia, il significato preciso dei simboli rimane oggetto di studio e discussione. Alcuni ritengono infatti che possa trattarsi di una forma primitiva di registrazione di eventi o informazioni importanti per la comunità che l’ha creata.

IL NOSTRO INTERVENTO

1 – LA FOTOGRAMMETRIA 3D

Abbiamo eseguito una scansione 3D del cippo direttamente presso il MArRc: la scansione è stata ottenuta con la fotogrammetria. Questa è una tecnica di rilievo che si basa sulla rielaborazione di molte fotografie digitali trasformate in una nuvola di punti. Questi punti vengono utilizzati per stabilire una corrispondenza tra le diverse immagini e per calcolare le informazioni tridimensionali.

 

2 – REFLECTANCE TRASFORMATION IMAGING (RTI)

Successivamente abbiamo acquisito la superficie del cippo attraverso un processo di fotografia digitale, RTI. Per creare un’immagine RTI vengono catturate una serie di fotografie della superficie dell’oggetto da diverse angolazioni e con diverse direzioni di illuminazione. Ogni immagine è scattata con una fonte luminosa posizionata in una posizione diversa rispetto all’oggetto.

Le tecniche digitali utilizzate daranno un grande contributo data dalla lettura particolarmente problematica per via delle difficili condizioni del supporto. Lo studio è ancora in corso, seguiranno presto aggiornamenti.

Dicono di noi

Reggio TODAY – 25 maggio 2023

Il Reggino – 6 Giugno 2023

Percorso tattile – Ceramiche Lenci, Galleria Sabauda, Musei Reali di Torino

Il 23 giugno è stata inaugurata la sezione permanente dedicata alla raccolta di ceramiche Lenci presso il terzo piano della Galleria Sabauda, situata nei Musei Reali. Questa preziosa collezione, stata donata dai coniugi torinesi Giuseppe e Gabriella Ferrero, è composta da 132 ceramiche provenienti dalla storica manifattura torinese fondata nel 1919.

Il nuovo allestimento, realizzato in collaborazione con la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, prevede l’accostamento delle ceramiche originali a riproduzioni da noi realizzate tramite scansione e stampa 3D, in modo tale da poter essere fruibili al tatto per la categoria dei non vedenti.

LA GALLERIA SABAUDA

La storia della Galleria Sabauda, legata alla Casa Savoia, inizia nel XVII secolo, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia iniziò a raccogliere una collezione di opere d’arte per decorare il suo palazzo ducale a Torino, il Palazzo Reale. La collezione, inizialmente destinata a scopi decorativi e di prestigio, acquisì nel corso dei decenni successivi opere d’arte di grande valore artistico. Nel 1832, Vittorio Emanuele II stabilì che la collezione d’arte dei Savoia dovesse essere aperta al pubblico e istituì la Galleria Reale Sabauda nel Palazzo Reale di Torino.

La Galleria Sabauda continuò a crescere nel corso del XIX e del XX secolo, acquisendo opere d’arte di artisti rinomati come Leonardo da Vinci, Raffaello, Tiziano, Rembrandt, Caravaggio, e molti altri. La collezione comprende tuttora una vasta gamma di dipinti, sculture, arazzi, mobili e oggetti d’arte decorativa.

Oggi è considerata uno dei musei d’arte più importanti d’Italia e ospita una delle collezioni più ricche e significative del paese.

MUSEI REALI TORINO, GALLERIA SABAUDA

STORIA DELLA COLLEZIONE LENCI


La storia della collezione Lenci è legata alla celebre casa di produzione di bambole e ceramiche Lenci, fondata a Torino, Italia, nel 1919 da Elena Scavini insieme al marito Enrico Scavini e al loro socio Bruno Lenci.

La casa Lenci divenne famosa per la produzione di bambole di alta qualità e ceramiche artistiche. Le bambole Lenci, prodotte fino agli anni ’40, erano realizzate con grande attenzione ai dettagli e con materiali di alta qualità, come feltro, stoffa, lana e altri tessuti pregiati.

A seguito di difficoltà finanziarie e cambiamenti nel mercato delle bambole, nel 2002 il marchio Lenci fu rilanciato sotto la guida di un nuovo team di designer e produttori, producendo nuove edizioni limitate di bambole Lenci per i collezionisti.

IL NOSTRO INTERVENTO

1 – SCANSIONE 3D

Per ottenere le riproduzioni, siamo partiti da una scansione fotogrammetrica e una scansione scanner 3D eseguite sulle statuette originali direttamente presso la Sede Ferrero. La scansione laser a luce blu, è stata utilizzata per creare modelli tridimensionali morfologicamente super accurati (1-3 micron). La luce blu viene proiettata sull’oggetto, e un sensore rileva la forma e la profondità dell’oggetto in base alla riflessione della luce catturata nuovamente dallo strumento. 

2 – LA STAMPA 3D

I modelli 3D elaborati digitalmente sono stati poi successivamente stampati con l’utilizzo di una stampante 3D a filamento.

Dopo aver carteggiato, stuccato e rifinito le stampe, le repliche sono state dipinte  con una vernice bianca opaca e un fissante traparente.

I modelli possiedono una ruvidità che cambia a seconda della statua originale, col fine di meglio riprodurne le caratteristiche costruttive.

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA

Le copie 3D sono state infine posizionate negli spazi appositi, corredati da pannelli Braille, per la creazione di un percorso tattile (4 tappe), dando la possibilità ai non vedenti di poter “vedere” la mostra.

Scansione e stampa 3D – Stele di Voltino-Tremosine (BS)

Una fedele copia della Stele di Voltino, stampata in 3D, torna nella sua collocazione originale a Tremosine (BS), grazie alla collaborazione tra la SABAP di Brescia, la Fondazione Brescia Musei e il Comune di Tremosine.

Nei musei, si sa, sono conservati reperti e opere provenienti da luoghi e contesti originali anche molto differenti. Tali reperti, talvolta, sono giunti alle raccolte museali solo dopo una lunga storia di spostamenti, riusi e reimpieghi.

È un caso frequente per le epigrafi, iscrizioni su pietra: nate in antichità con precise finalità (votiva, celebrativa, funeraria), ricollocate in contesti differenti (reimpiego come materiale da costruzione, riuso simbolico) e, infine, recuperate, studiate e valorizzate nelle nei musei e nelle collezioni archeologiche.

Proprio a Brescia, nel Parco Archeologico, esiste una straodinaria raccolta di epigrafi, cominciata nel 1830 da Luigi Basiletti e Giovanni Labus e collocata in una cella del Capitolium

La stele di voltino: storia e origini

Tra i materiali raccolti e ancora oggi visibili particolare rilevanza ha la Stele di Voltino: si tratta di un’iscrizione bilingue, in latino e in una seconda lingua, interpretata da alcuni studiosi come camuno e da altri come leponzio (celtico).

È una preziosa testimonianza dell’incontro e della commistione in territorio bresciano di romani e popolazioni alpine, con conseguente bilinguismo diffuso.

Lo ‘scrittore di Voltino’ non sembra, in realtà, saper scrivere bene né in latino né nella seconda lingua: situazione tipica di chi ha madre e padre parlanti lingue diverse (nel nostro caso latino e probabilmente camuno).

Nel Medioevo la stele fu reimpiegata come materiale da costruzione nell’erezione del campanile romanico di Voltino, frazione di Tremosine (BS), località posta sulla riva occidentale del Lago di Garda. Da lì fu rimossa nel XIX secolo per essere appunto trasferita nel Capitolium di Brescia.

Da tempo la città di Tremosine desiderava un ritorno dell’antica iscrizione e, come 7eMezzo.biz, abbiamo potuto concretizzare questo sogno attraverso le nuove tecnologie, arrivando a ricollocare alla base del campanile una replica in scala 1:1, realizzata attraverso la stampa 3D.

IL NOSTRO INTERVENTO

1 – AL CAPITOLIUM DI BRESCIA…

Abbiamo eseguito una scansione 3D del reperto originale direttamente presso il Capitolium di Brescia: la scansione è stata ottenuta con la fotogrammetria, che produce un’immagine virtuale tridimensionale del reperto in tutta sicurezza, senza doverlo toccare o sottoporre a movimentazione.

2 – DAL REPERTO AL MODELLO 3D

Per ottenere la copia digitale del reperto le fotografie scattate vengono rielaborate attraverso un apposito software e trasformate in una nuvola di punti, che adeguatamente texturizzate permettono di avere una copia digitale in tutto e per tutto fedele all’originale.

Elaborazione del modello 3D

3 – STAMPA 3D E RICOLLOCAZIONE

Il modello digitale ottenuto è stato stampato in 3D e, dopo aver utilizzato un polimero derivato dal mais, la replica in scala 1:1 del reperto è stata sottoposta a trattamento anticante per poterlo rendere più fedele all’originale.

La replica della stele è stata poi verniciata con uno spray dello stesso colore dell’originale e fatto asciugare.

Infine, abbiamo ricollocato la replica del reperto nella sua sede originale, presso il campanile romanico di Tremosine (BS). Successivamente la rubricatura dell’originale viene replicata attraverso l’uso di un colorante rosso ad imitazione del minio.

Il restauro virtuale dei bassorilievi di Giulio Romano a Mantova

IL RESTAURO VIRTUALE DEI BASSORILIEVI DI GIULIO ROMANO A MANTOVA

7emezzo.biz è realtà leader nel campo del restauro virtuale, le cui potenzialità per lo studio, documentazione, conservazione, monitoraggio, ricostruzione e valorizzazione del Patrimonio sono altissime.

Presso il Palazzo Ducale di Mantova  si sono svolti recentemente dei restauri, allestimenti e nuovi percorsi museali che hanno visto protagonisti la Wunderkammer, l’appartamento di Troia, il Cortile della Cavallerizza e la monumentale Galleria dei Mesi.

Presso la Galleria il restauro per il consolidamento della volta, diviso tra intervento dell’ intradosso e dell’estradosso è stato svolto sotto la responsabilità della restauratrice Daniela Marzia Mazzaglia di Palazzo Ducale ed eseguito dalla ditta Lithos srl.; mentre l’intervento strutturale è stato eseguito dalla ditta Lares srl, con la guida dell’ingegnere Giovanni Gualerzi e sotto la responsabilità dell’architetto Antonio Giovanni Mazzeri di Palazzo Ducale.

In colloborazione con il Palazzo Ducale e il Ministero della Cultura, abbiamo realizzato e ricollocato sulla testata ovest, del ‘Giorno’ e della ‘Notte’, due riproduzioni 3D dei bassorilievi che nell’800 ornavano le parti superiori ai lati del passaggio, di fianco all’esedra di testata. La combinazione di scansioni 3D, restauro virtuale e stampa 3D è stato dunque finalizzata alla creazione di una replica fisica e virtuale delle opere, da restaurare digitalmente, asportando le modifiche e integrazioni apportate nei secoli ai bassorilievi di Giulio Romano per restituire il loro aspetto originario.

Palazzo TE

Palazzo Te, progettato e costruito dall’architetto rinascimentale Giulio Romano tra il 1524 e il 1534, fu commissionato dal duca di Mantova Federico II Gonzaga come villa di piacere e intrattenimento per la famiglia Gonzaga. Dopo la caduta dei Gonzaga e i cambiamenti politici nella regione, il Palazzo Te perse la sua importanza e cadde in stato di declino. Fu successivamente trasformato in una caserma militare e subì gravi danni durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la guerra fu restaurato e aperto al pubblico come museo.

Il palazzo, rinomato per le sue caratteristiche architettoniche, è adornato con affreschi e decorazioni, molti dei quali sono stati creati da artisti dell’epoca, tra cui lo stesso Giulio Romano.

Oggi l’edificio, che deve il suo nome al soprannome di Giulio Romano, permette ai visitatori di esplorare la sua straordinaria architettura e opere d’arte, dando un’idea dell’estetica e dello stile di vita dell’epoca rinascimentale.

Scopri di più su Palazzo Te

I BASSORILIEVI DI GIULIO ROMANO

Protagonisti dell’intervento sono alcuni bassorilievi (pannelli figurati e cariatidi) disegnati da Giulio Romano per il Palazzo Ducale di Mantova: nello specifico, le opere, realizzate nel ‘500, abbellivano l’Appartamento vedovile di Isabella d’Este e l’Appartamento di Troia. Nel 1813 tali bassorilievi, dopo essere stati asportati dal loro contesto originario, trovarono una nuova collocazione presso Palazzo Te, sempre a Mantova, dove possono essere ancora ammirati presso la Sala delle Cariatidi.

FLUSSO DI LAVORO

1 – La ricerca d’archivio

L’intervento ha previsto innanzitutto una serie di approfondite indagini storiche e di archivio, che hanno permesso di ricostruire la storia, la stratificazione degli adattamenti e delle modifiche apportate ai bassorilievi e di ottenere una stampa 3D delle opere nella loro veste originaria cinquecentesca.

Tre dei rilievi, presenti a Palazzo Te nell’Ottocento, furono staccati per essere ricollocati alla camera delle Cariatidi. L’unico rimasto in sito fu il bassorilievo realizzato da Giulio Romano intorno al quadrante di un orologio, il Kronos/Saturno.

1 – La scansione e la modellazione 3D

Il primo passaggio ha previsto la scansione 3D dei bassorilievi di Giulio Romano custoditi presso la Sala delle Cariatidi di Palazzo Te. Per realizzarla abbiamo fatto uso sia del laser scanner che della fotogrammetria 3D, una tecnica che permette di digitalizzare un’opera attraverso l’uso di una macchina fotografica e di un apposito software. 

Bassorilievo presso la camera delle Cariatidi

I fotopiani dei bassorilievi sono ottenuti con tecniche SFM e scansioni a luce

3 – La stampa 3D  

I blocchi in 3D dei bassorilievi, oltre ad essere tradotti in una mesh poligonale virtuale visualizzabile in un computer, sono stati stampati. Successivamente le copie ottenute, prima di essere ricollocate, sono state assemblate e stuccate.

3 – La ricollocazione e il fissaggio

Infine, grazie alla stampa 3D, le repliche sono state alloggiate con dei ponteggi presso gli appartamenti di Palazzo Ducale da cui furono asportate nell’ Ottocento, tornando a completarne la magnifica decorazione.

DICONO DI NOI!

Palazzo Ducale di Mantova

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Convegno AIPMA 2022 – Il 3D per la rilettura del contesto architettonico e decorativo della Villa Romana di Desenzano del Garda. Ricerca scientifica e valorizzazione.

IL 3D PER LA RILETTURA DI UN CONTESTO ARCHITETTONICO E DECORATIVO

7mezzo.biz e l’Università di Verona fanno scuola al prestigioso Convegno triennale AIPMA – Association Internationale pour la Peinture Murale Antique, svolto a Cartagena (Spagna) dal 12 al 16 Settembre 2022.

Il convegno ha rappresentato un’importante vetrina per presentare alcuni dei risultati del progetto E-Archeo a cui abbiamo collaborato. 

Il progetto E-Archeo, promosso dal Ministero della Cultura e coordinato dalla società ALES S.p.A, ha l’ambizione di estendere l’uso del 3D a numerosi siti italiani statali non solo per generare ricostruzioni virtuali utili a migliorare la fruizione al pubblico, ma affinchè esse diventino prezioso strumento per la ricerca scientifica.

Al convegno abbiamo presentato i risultati della sperimentazione della metodologia del progetto su un caso di studio, costituito dalla Villa Romana di Desenzano del Garda (BS), che ci ha portati a presentare una ricostruzione virtuale della villa attraverso una revisione dell’edito e l’utilizzo delle nuove tecnologie.

La villa romana di desenzano

La Villa Romana di Desenzano del Garda (BS) rappresenta una delle ville romane tardo-antiche meglio conservate del Nord-Italia. Il complesso, appartenente sicuramente ad una famiglia di alto rango (uno degli ultimi proprietari potrebbe essere stato Flavius Magnus Decentius, fratello dell’imperatore Magnenzio, che regnò dal 350 al 353 d.C.) , fu edificato tra III e IV sec. d.C. sopra ad un edificio precedente, una villa rustica destinata alla produzione di olio (una tradizione ancora molto sentita in area Gardesana) e forse vino.

La villa, oggi visitabile e celebre per i suoi vivaci pavimento a mosaico, doveva affacciarsi anticamente sul lago ed era dotata di moli, banchine e vasche per l’allevamento ittico.

Scopri di più sulla Villa Romana di Desenzano 

La Villa Romana di Desenzano

La planimetria della Villa

FLUSSO DI LAVORO

1 – Dal dato scientifico…

Il primo passo ha previsto l’acquisizione, l’analisi, la sistematizzazione dei dati scientifici già editi e la ricerca di confronti, vicini per cronologia e destinazione d’uso, che favorissero la comprensione degli aspetti architettonici e decorativi del contesto di Desenzano. Il dato scientifico è infatti imprescindibile per proporre una ricostruzione filologica di un contesto archeologico.

Il Ninfeo B della Villa Romana di Desenzano – situazione attuale

2 – …alla ricostruzione 3D

A seguito della ricerca bibliografica è stato possibile compiere il secondo passo verso la ricostruzione 3D della villa. A partire da un rilievo fotogrammetrico di tutto il sito, è stato possibile modellare e ricostruire virtualmente le volumetrie della villa con l’utilizzo dell’Extended Matrix (EM), un sistema di raccordo tra rilievo 3D, fonti e modello 3D ricostruttivo che permette di tracciare i processi cognitivi di anastilosi virtuale. 

L’Extended Matrix permette di tenere traccia e di organizzare la documentazione archeologica, i confronti e le citazioni ad articoli, fonti, immagini, ecc. in modo che le successive fasi di modellazione risultino tracciabili e accurate. A partire quindi da un rilievo 3D è possibile sovrapporre più USV (Unità Stratigrafiche Virtuali), connesse tra loro da una matrice relazionale estesa, ovvero un classico Matrix che lega le USV da relazioni di contemporaneità, posteriorità, anteriorità, ma che inoltre consente di trasportare con sé metadati. In questo modo viene reso trasparente il processo ricostruttivo, fornendo un grado di affidabilità agli elementi presenti nella scena, espressi da quattro livelli principali: reperti esistenti in situ (rosso), USV strutturali (blu), USV non strutturali (verde – ipotesi di ricostruzione non basate su elementi in situ), anastilosi (giallo – ricostruzioni basate su elementi tangibili non più in situ). Questo flusso di lavoro è basato su Blender e abbraccia la filosofia FLOSS.

Una volta completato il processo ricostruttivo “scientifico” della villa, la società Carraro Lab ha potuto trasformare queste informazioni in un modello 3D “artistico”, con texture estremamente accurate. I risultati sono stati pubblicati su piattaforma Zenodo

Ninfeo B della Villa Romana di Desenzano – Extended Matrix

Dall’architettura all’apparato decorativo

Il risultato è sicuramente di impatto: abbiamo infatti potuto proporre, con solidi metodi filologici, una ricostruzione virtuale di uno degli ambienti più affascinanti della villa: il viridarium posto alle spalle delle sale di rappresentanza della Villa di Desenzano. La ricostruzione non si è limitata alla rilettura delle architetture di questo spazio, ma è stata estesa alla ricostruzione della sua decorazione pittorica. Partendo da alcuni lacerti di affresco ancora conservati in situ, e attraverso il confronto con contesti meglio conservati dove è testimoniata una simile decorazione (per es. Efeso, Pergamo, Bulla Regia) è stato possibile restituire la ricostruzione dell’hortus pictus decorato con motivi fitomorfi ornamentali.

Ninfeo B della Villa Romana di Desenzano – Extended Matrix

La villa di Desenzano non è l’unica area dell’area Gardesana in cui abbiamo sperimentato questo tipo di tecnologia: un simile approccio è stato utilizzato anche per la ricostruzione virtuale delle Grotte di Catullo a Sirmione. Ai due progetti Rai Storia ha dedicato il documentario e-Archeo: Parchi Archeologici Sirmione e Desenzano, St 2022Ep 1

Il progetto e-Archeo è stato ideato e commissionato da Ales SpA per conto del Ministero della Cultura. Le immagini utilizzate nel post hanno copyright e-Archeo.

Conferenza Archeoclimat – Nuove tecnologie per il patrimonio culturale minacciato dalla crisi climatica

7EMEZZO PER IL PATRIMONIO MINACCIATO DALLA CRISI CLIMATICA

Ogni giorno, a causa della crisi climatica, lo scioglimento dei ghiacciai e l’abbassamento del livello dell’acqua in laghi, fiumi e zone umide portano alla luce un patrimonio archeologico straordinariamente preservato, ma altrettanto a rischio.

L’affioramento di siti, manufatti antichi e reperti organici eccezionalmente conservati dal freddo o dall’assenza di ossigeno costituisce un’occasione unica per il progredire della ricerca archeologica, ma la frequenza ormai rapidissima di tali ritrovamenti getta gli studiosi e i restauratori in un costante clima di emergenza: occorre infatti intervenire prontamente per documentare, proteggere e valorizzare questo patrimonio, sia che si tratti un singolo manufatto che di un intero sito archeologico.

Le nuove tecnologie possono supportare gli studiosi in questo processo: ne abbiamo parlato a Novembre a Lione, in Francia, alla Conferenza Archeoclimat – Archaeological Heritage in a changing climate: understanding, preserving and promoting remains in wetland, underwater and in glacial environments. 

La conferenza si è tenuta dal 24 al 26 Novembre 2022 presso la Lumière University – Lyon 2, ed è stata promossa dal Regional Archaeology Service for the Auvergne Rhône-Alpes Region con il supporto del Gruppo di Coordinamento Internazionale del Sito UNESCO Transnazionale “Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino”, che dal 2011 riunisce 111 siti palafitticoli tra Svizzera, Francia, Germania, Austria, Slovenia e Italia, databili tra il Neolitico e l’età del Ferro (2300 a.C. – 500 a.C.)

Alla conferenza abbiamo portato il nostro contributo parlando, con il nostro gruppo di ricerca, della scoperta, documentazione, stabilizzazione, restauro fisico e virtuale, studio e monitoraggio di due travi in legno di quercia lunghe circa 8 metri  e dotate di 25 fori quadrangolari, scoperte nel 2015 e 2016 presso il sito D del Lucone di Polpenazze un abitato palafitticolo sito in area Gardesana e frequentato prevalentemente nell’Età del Bronzo. Il Lucone, grazie al frequente ritrovamento di pareti, travi, capriate, soglie e porte in legno risalente a circa 4000 anni fa, costituisce uno dei siti più importanti in Europa per la conoscenza dell’utilizzo del legno negli alzati delle palafitte.

Le due travi, risalenti a circa 4000 anni fa, sono state sottoposte a trattamento conservativo a Milano presso il Centro per il Trattamento del Legno Bagnato presso la Soprintendenza ABAP per le province di Como, Lecco, Sondrio e Varese, sono state analizzate dal CNR-IBE (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la BioEconomia) e sono state oggetto di monitoraggio prima e dopo la loro esposizione al pubblico presso il Museo Archeologico della Valle Sabbia a Gavardo (BS)

Le travi del Lucone esposte presso il MAVS – Museo Archeologico della Valle Sabbia

Credits: Archivio MAVS

Scanner a luce strutturata utilizzato per la scansione 3D dei reperti

Credits: Aerarium Chain

Noi di 7emezzo ci siamo occupati, con Aerarium Chain, della scansione 3D e del restauro virtuale delle due travi, per scoprire come venissero utilizzate nell’antichità.

La scansione è stata condotta tramite scanner a luce strutturata ed è stata integrata virtualmente grazie al restauro virtuale, che ha permesso di ricreare perfettamente la forma delle strutture lignee. 

Ed ecco la scoperta straordinaria! Le due travi, sebbene presentino irregolarità dettate dalla lavorazione con metodi artigianali, usando cunei ed asce, presentano caratteristiche comuni, soprattutto nella disposizione dei fori. 

La ricostruzione e il restauro virtuale permettono dunque di ipotizzare:

  •  che le due travi siano state progettate per essere utilizzate insieme e contemporaneamente 
  • che le travi non avessero funzione portante
  • che i fori delle due travi potessero ospitare numerose traverse in legno 

A cosa servivano allora queste travi? Ecco le tre ipotesi.

LE TRE IPOTESI

1 – Passatoia, sentiero su zona umida

Immaginiamo una funzione non portante delle travi, che possano accogliere traverse e che la struttura sia appoggiata per terra con funzione di passatoia, sentiero in legno.

2 – Scala

La parte delle punte potrebbe essere stata funzionale all’appoggio a terra della scala a pioli.

3 – Parte terminale delle travi del tetto

 

Scansione 3D – Grotte di Pertosa (SA)

In collaborazione con la Fondazione MIDA nelle Grotte di Pertosa, avanti già alle spalle numerosi studi, sono stati portate avanti indagini archeologiche, costanti lavori di conservazione e miglioramento per garantire la preservazione delle formazioni calcaree.

Le Grotte presentano infatti due unicità che consistono nell’essere le uniche grotte in Italia dove è possibile navigare un fiume sotterraneo, il Negro ed essere le sole in Europa a conservare i resti di un villaggio palafitticolo risalente al II millennio a.C.

GROTTE DI PERTOSA

Le Grotte di Pertosa, conosciute anche come le Grotte dell’Angelo, sono famose per le loro formazioni calcaree spettacolari e per i fiumi sotterranei che le attraversano. Si tratta di una serie di grotte sotterranee situate nella città di Pertosa, nella regione della Campania.

Le prime indagini furono compiute nel 1898 da due studiosi, Giovanni Patroni e Paolo Carucci. Oltre ai numerosi reperti che delinearono le diverse fasi di frequentazione umana della grotta, quest’ultimo rinvenne una struttura di legno, simile ad una palafitta; mentre Carucci, raggiungendo una profondità di 2,80 metri scoprì in una seconda palafitta.

Dopo l’apertura del sito nel 1932, gli studiosi hanno studiato e analizzato le stalattiti e le stalagmiti li presenti e nel corso degli anni hanno allestito e organizzato il geosito in percorsi turistici tali da poter camminare lungo i sentieri e attraversare i fiumi sotterranei in piccole imbarcazioni. Negli anni 2009 e 2013 di fatto la situazione si è trasformata in relazione al deposito terroso inglobato in una banchina di imbarco per i turisti e per la costruzione di una diga che ha innalzato il livello idrico sommergendo il giacimento archeologico. Le indagini moderne hanno messo in evidenza come l’impianto palafitticolo, datato con il radiocarbonio al II millennio a.C., si sviluppa sia lungo il margine sinistro dell’antegrotta che in ambienti completamente bui.

Oltre all’aspetto turistico, le grotte hanno continuato a essere oggetto di ricerche scientifiche e geologiche. Gli speleologi e gli scienziati hanno studiato la flora, la fauna e la geologia delle grotte per comprendere meglio il loro ambiente unico.

 

GROTTE DI PERTOSA, SALERNO

STORIA DEGLI SCAVI ARCHEOLOGICI


La storia degli scavi e dell’esplorazione di queste grotte inizia nel XX secolo. Le Grotte di Pertosa furono infatti scoperte per la prima volta nel 1932 da un gruppo di speleologi italiani. Questi speleologi, tra cui Ettore Molaroni, Antonio Romanelli, e Raffaele Bentivoglio, furono i primi a esplorare le grotte in profondità e a documentarne le caratteristiche geologiche e naturali.

Dopo la scoperta iniziale, gli speleologi continuarono ad esplorare e studiare le grotte scoprendo numerosi passaggi, vasellame, camere sotterranee e corsi d’acqua all’interno delle grotte. La prima sezione delle grotte fu resa accessibile ai visitatori attraverso sentieri e passerelle nel 1938 e solo successivamente furono installate luci per illuminare le formazioni calcaree e furono aperti nuovi percorsi turistici.

Le Grotte di Pertosa sono diventate una delle principali attrazioni turistiche nella regione della Campania e sono state oggetto di costanti lavori di conservazione e miglioramento per garantire la sicurezza dei visitatori e la preservazione delle meravigliose formazioni calcaree.

VIDEO PANORAMICO- GROTTE DI PERTOSA

Breve video panoramico delle meravigliose Grotte di Pertosa con un ringraziamento al Presidente della Fondazione MIdA Francescantonio D’Orilia, Sindaco di Pertosa Michele Caggiano, l’ingegnere Angelo Mastrangelo, gli speleologhi Antonio Coronato e Pierino Di Blasio e la responsabile marketing Fondazione MIdA Anna De Mauro

Progetto Europeo Prometheus – aggiornamento Ottobre


Nell’ambito del progetto di ricerca europea Prometheus, dal 14 al 21 ottobre 2022 abbiamo svolto la prima scansione delle fortificazioni sulla Via delle Fortezze a Danzica, Polonia.

https://www.youtube.com/watch?v=WDNrYGax5aU


L’obiettivo di PROMETHEUS è quello di attuare un’azione interdisciplinare per la documentazione e la catalogazione delle informazioni sui beni architettonici, stimolando la formazione dei ricercatori sul valore costruttivo e storico dei Percorsi dei Beni Culturali.

La ricerca svilupperà metodologie innovative di digitalizzazione dell’architettura con l’integrazione di dati multidisciplinari e modelli informativi prodotti da figure specializzate in grado di operare sui beni del patrimonio.

Una prima azione come caso studio pilota, praticata sui monumenti presenti nel percorso di Upper Kama (Russia), è finalizzata alla definizione una “Charta”, per permetterne la replicabilità. La rete di ricercatori dei diversi settori coinvolti favorisce l’ampliamento culturale e tematico necessario per sviluppare e mostrare le competenze che il mercato richiede.

Il progetto di ricerca svilupperà un Sistema Informativo 3D, multidisciplinare e implementabile, che rappresenti la fase propedeutica alla gestione, manutenzione e valorizzazione degli Itinerari dei Beni Culturali presso i comitati e le amministrazioni europee. Il sistema, per essere ampiamente applicabile, sarà a basso costo e facile da replicare, e ottimizzerà un canale innovativo di cooperazione tra ricercatori e professionisti attraverso l’uso di Protocolli Collaborativi BIM.

Scopri di più sul progetto prometheus








STUDIO PILOTA: UPPER KAMA



Lo studio comparativo dei siti mette in luce coerenza stilistica e forme e temi unitari tra il barocco moscovita e le influenze europee. I siti monumentali sono caratterizzati da architetture religiose simboliche e isolate, caratterizzate dall’uniformità stilistica degli elementi decorativi in ​​laterizio.

Il patrimonio architettonico di Upper Kama deriva da uno sviluppo culturale localizzato contenuto in una cornice storica ben definita, così come le influenze europee nei caratteri costruttivi e stilistici, diffuse attraverso scambi culturali lungo le rotte commerciali.

Un Percorso Culturale unico, per sviluppare pratiche di documentazione e digitalizzazione unificate finalizzate alla gestione amministrativa e alle pratiche di conservazione.













PRESENTAZIONE DEL PROGETTO



Esposizione e presentazione del progetto sul sistema di fortificazione medievale e della fortificazione ad anello della città.







Il nostro studio sulla città si è servito a posteriori di ricerche d’archivio e, successivamente di scansioni fotogrammetrie e laser scanner applicate ai monumenti. Ciò ha permesso la realizzazione di designi in 2D e di modelli tridimensionali.

Quest’ultimi sono stati utilizzati nel sistema GIS.