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Realtà Aumentata – Civico Museo Archeologico Platina

Ricostruzione virtuale attraverso realtà aumentata

Ricostruzione attraverso Realtà Aumentata di un ambiente della Domus del Labirinto (Calvatone, CR); creazione di animazione con personaggi all’interno della ricostruzione del labirinto. 

Incaricati dal Comune di Piadena e dal Museo Archeologico Platina, abbiamo realizzato un’applicazione che sfrutta le tecnologie di realtà aumentata per presentare al visitatore il triclinio della Domus del Labirinto nel Museo di Piadena. L’applicazione è stata fatta a seguito della mostra “Dentro e fuori il labirinto – Abitare a Bedriacum” che ha visto tra i vari partner organizzatori della manifestazione il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Lombardia e l’Università degli Studi di Milano.

Il Museo archeologico Platina, punto di riferimento per la parte orientale della provincia di Cremona, dove sono confluiti i materiali archeologici rinvenuti nel Piadenese e nelle aree circostanti, ospita collezioni che offrono al visitatore un ricco quadro del popolamento umano del territorio dal Paleolitico Superiore all’Alto Medioevo. L’importanza delle sue raccolte nasce dalla ricchezza di rinvenimenti nel territorio e dalla precocità delle ricerche archeologiche, che si susseguono a partire dalla seconda metà del XIX secolo. La sezione dedicata alla cittadina romana di Bedriacum custodisce una ricca collezione di pregiati reperti provenienti dalla Domus del Labirinto.

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Bedriacum e le ricerche archeologiche

Le testimonianze archeologiche del sito di Bedriacum raccontano il processo di romanizzazione che ebbe inizio dalla seconda metà del II sec. a.C, documentato da vasellame per la mensa. Il sito testimonia la presenza di una cittadina oggi situata nel territorio della vicina Calvatone e in origine strategicamente situata nel punto in cui il fiume Oglio si interseca con la via Postumia. A partire dagli anni ’50 si è aperta una nuova e decisiva fase di ricerche archeologiche. Tra il 1957 e il 1961 , per la prima volta in questo sito, grazie all’applicazione del metodo stratigrafico di ricerca archeologica, è stato possibile inserire il sito romano in un quadro topografico e individuare delle strutture utili a definire l’impianto urbanistico dell’abitato. 

La fase più recente delle ricerche archeologiche a Calvatone, in località Sant’Andrea, prende avvio nel 1986, con il “progetto Calvatone” diretto dalla prof. Maria Teresa Grassi, che vede la collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica della Lombardia (SAPAB – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona Lodi e Mantova), l’Istituto di Archeologia dell’Università degli Studi di Milano (oggi Settore di Archeologia del Dipartimento di Beni culturali e ambientali) e l’Istituto di Archeologia dell’Università degli Studi di Pavia (poi Sezione di Archeologia del Dipartimento di Scienze dell’Antichità).
Dal 2001 al 2006
e dal 2014 al 2016 le indagini archeologiche si sono concentrate nell’area in cui era stata parzialmente riportata in luce nel 1959 la cosiddetta Domus del Labirinto.

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Il Triclinio

Nella sezione del Museo di Piadena dedicata alla mostra si trova una parziale ricostruzione della domus del Labirinto e dei suoi triclini. Il triclinio è uno degli ambienti più caratteristici delle residenze romane: una sala per i banchetti che ospitava tre letti (klinai in greco) disposti a U. La domus del Labirinto si distingue per la presenza di due di questi ambienti contrapposti: uno dei due, con ingresso a est probabilmente utilizzato nella stagione estiva perché più fresco al tramonto, ospitava il mosaico che ha dato il nome alla domus.

Il mosaico del Labirinto

Individuato nel 1959 e asportato per volontà della Soprintendenza, è stato collocato nel Museo Platina, sottoposto a restauro e integrazioni. Rappresenta il leggendario labirinto di Cnosso, inquadrato in una cornice bianca e nera che rappresenta mura con torri angolari; nel riquadro centrale si vede il Minotauro, ferito a morte. Il mosaico è esposto evocando la sua posizione originale, al centro della stanza di cui è protagonista, circondato dai tre letti tricliniari. Il motivo del labirinto ha sempre avuto un forte valore simbolico tra realtà e leggenda.

modellazione 3d

La fase di lavoro di modellazione 3D del triclinio e del labirinto è stata realizzata utilizzando programmi open source tra cui Blender, che comprende strumenti di modellazione, animazione, rendering e Gimp per la rielaborazione digitale delle immagini.

APPLICAZIONE DI REALTÀ AUMENTATA

Il risultato finale del nostro intervento consiste nello sviluppo di uno strumento intuitivo e non invasivo, utilizzabile con tablet fornito dal museo. La ricostruzione è utile al visitatore per immaginare senza sforzo un ambiente che non esiste più, mantenendo sempre vivo il focus sul prezioso mosaico conservato nel museo. L’esperienza di gioco, avvicina anche i più piccoli alla visita e alla spiegazione del mito del Minotauro del Labirinto.

La App è nativa e scritta in linguaggio Android ed è stata creata ad hoc per il dispositivo Samsung Galaxy Tab S6 Lite sfruttando le librerie open source Google AR Core. 

La App non è scaricabile, ma creata appositamente per il tablet che viene fornito dal museo al mediatore culturale, offrendo in questo modo un’esperienza personalizzata e di alto livello. 

Utilizzando la tecnologia di realtà aumentata abbiamo proposto due diverse esperienze al visitatore che si trova davanti al mosaico del Labirinto. Sfruttando la fotocamera del tablet per inquadrare il marker, costituito da un’immagine che rimanda al tema del banchetto, l’utente può scegliere due possibilità di esplorazione dell’ambiente.

La prima, è la ricostruzione virtuale del triclinio: ruotando il tablet sarà possibile immergersi all’interno delle pareti della stanza.
La seconda è un’esperienza che avvicina la visita al gioco. Si potrà infatti assistere a un combattimento virtuale tra Teseo e il Minotauro all’interno del labirinto reale, che diventa il campo di battaglia circondato dalle sue mura e torri.

Visita del Triclinio

Conoscendo, grazie ai dati archeologici, l’epoca di realizzazione e utilizzo della struttura, che si colloca a 2000 anni fa, abbiamo ricostruito idealmente, sempre traendo spunto da alcuni esemplari coevi, gli alzati e gli arredi del triclinio che ospitava il mosaico del Labirinto: dagli affreschi acquerellati ad alcuni arredi tra cui un candelabro e una lucerna a volute. Anche per la resa dei lettini (klinai), di cui solo una riproduzione fisica è presente all’interno del museo, la loro ricostruzione è stata possibile grazie al confronto con gli unici esemplari esistenti dello stesso periodo rinvenuti a Pompei.

Il Minotauro e Teseo

In questa esperienza di gamification il labirinto reale diventa il campo di battaglia per il combattimento tra il Teseo e il Minotauro. Tutt’intorno la ricostruzione degli alzati rappresenta la decorazione posta ai lati del labirinto: si possono infatti individuare le mura con torri angolari e l’ingresso a due archi. I personaggi partono da due estremi opposti per poi incrociarsi al centro del labirinto dove Teseo sconfigge il Minotauro. L’eroe, che non è presente sul disegno al centro del mosaico, è rappresentato nella nostra ricostruzione virtuale come un soldato repubblicano con il tipico abbigliamento e le armi del periodo: anche in questo caso abbiamo optato per un approccio di rappresentazione in linea con il periodo storico a cui risale la domus.